È Michel Platini il faro della classe 1955. Attorno a lui mettiamo talenti purissimi come Conti e Valdano, davanti Rummenigge e Bertoni mandano Pruzzo in panchina, in mezzo Cerezo fa legna per tutti, dietro chiediamo un sacrificio a Briegel di mollare l'adorata fascia mancina. È una squadra con molte frecce al proprio arco.

Jean-Luc Ettori, 29 luglio 1955

A discapito del metro e 75 d'altezza il nativo di Marsiglia è stato uno dei migliori portieri dei primi anni '80 e uno dei migliori francesi in generale, con un paio di baffi che ne hanno contraddistinto l'immagine. Vera e propria bandiera del Monaco, la cui porta ha difeso per 602 volte - record di presenza in Ligue 1 fino al 2013 quando è stato superato da un altro estremo difensore, Mickaël Landreau - vincendo 3 titoli francesi e altrettante Coppe di Francia, il suo momento di massima notorietà lo deve al Mondiale di Spagna 1982. È lui infatti che difende i pali della Francia fermata in un'epica semifinale a Siviglia dalla Germania.

Hans-Peter Briegel, 11 ottobre 1955

Inizia con il decathlon ma poi a 18 anni scopre che il calcio lo diverte di più ma le doti atletiche se le porta dietro sui campi di tutto il mondo. Con la maglia del Kaiserslautern esordisce ventenne arando la fascia mancina come pochi tanto da prendersi la maglia della Nazionale: l'Europeo del 1980 vinto e due finali mondiali perse, nell'82 con l'Italia e nell'86 con l'Argentina, i risultati ottenuti con la Germania. Nell'84 lo acquista il Verona e diventa così uno dei protagonisti dello storico scudetto scaligero, prima di chiudere la carriera nella Sampdoria.

Graziano Bini, 7 gennaio 1955

Tecnica, fisicità e personalità non hanno mai fatto difetto a questa grande bandiera dell'Inter. Dopo l'esordio in prima squadra appena 17enne, si prese il posto da titolare a 22 anni diventando ben presto anche capitano dei nerazzurri. Con la Beneamata vince uno scudetto e due Coppe Italia prima di dover fare i conti con una serie di infortuni piuttosto gravi che ne compromettono il finale di carriera, chiusa al Genoa in B.

Agostino Di Bartolomei, 8 aprile 1955

Nato centrocampista e diventato uno dei grandi liberi della tradizione italiana. Grande intelligenza tattica, destro delicato e potente allo stesso tempo, il collettivo come bene primario. Inizia a giocare nella Roma e della Roma diventa presto leader indiscusso: con la fascia al braccio vince lo scudetto dell'83 e 3 Coppe Italia e conduce i suoi alla sciagurata finale della Coppa dei Campioni '84 persa all'Olimpico contro il Liverpool. Nell'estate successiva viene ceduto al Milan per poi chiudere la carriera con le maglie di Cesena e Salernitana. Si toglie la vita esattamente 10 anni dopo la sopraccitata finale.

José Antonio Camacho Alfaro, 8 giugno 1955

Difensore veloce e molto abile in marcatura, esempio vero di attaccamento alla maglia, battaglia sulla fascia sinistra con la maglia del Real Madrid per 16 stagioni, dal 1973 al 1989, con oltre 600 presenze e dovendo anche fare i conti con un infortunio al ginocchio che lo tiene fermo per quasi due stagioni sul finire degli anni Settanta. 9 titoli nazionali, 5 Coppe di Spagna e 2 Coppe Uefa il palmares con alcuni trofei alzati in prima persona da capitano. Inoltre con la Spagna ha partecipato a due Mondiali e due Europei.

Antônio Toninho Carlos Cerezo, 21 aprile 1955

Infaticabile tuttofare in mezzo al campo soprannominato Tira e Molla per il grande dinamismo, ha vissuto almeno 3 carriere diverse. La prima nel natio Brasile con la maglia dell’Atletico Mineiro, vincendo molti campionati statali. La seconda in Italia prima con la maglia della Roma, che lo acquista nel 1983 e con la quale vince 2 coppe Italia, e della Sampdoria del periodo d’oro. Con i blucerchiati gioca 6 stagioni vincendo lo scudetto del ‘91, due Coppe Italia e una Coppa delle Coppe. Dopo l’amara finale di Coppa dei Campioni del ‘92 persa con il Barcellona, fa ritorno in Brasile dove vive la terza fase della sua carriera con il São Paulo dove diventa Campione del Sudamerica e del Mondo. Con il Brasile vanta 74 presenze.

Bruno Conti, 13 marzo 1955

Un grande talento del baseball “rubato” dal calcio, per fortuna della Roma e della Nazionale. Con i giallorossi inizia in prima squadra nel 1973 e, tranne due parentesi con il Genoa in Serie B, gioca sempre per la stessa maglia fino al 1991, padrone indiscusso della fascia destra e idolo dei tifosi. Con la sua velocità e l’abilità nel saltare l’uomo contribuisce allo scudetto dell’83 e a 5 Coppe Italia. E poi c’è Spagna 1982, il Mondiale, il mese in cui dà lezioni ai terzini di mezzo mondo: segna solo un gol - contro il Perù di destro lui che è mancino purissimo - ma mette a ferro e fuoco le difese avversarie e per molti è il miglior giocatore in quel trionfo azzurro.

Michel Platini, 21 giugno 1955

Semplicemente uno dei migliori giocatori di sempre. Regista offensivo con innato e spiccato senso del gol, esecutore micidiale di calci di punizione, leader carismatico come pochi da qui il soprannome di Le Roi. Nancy, Saint-Etienne e soprattutto Juventus le tappe della sua carriera. Soprattutto Juve perché è con i bianconeri che si toglie le principali soddisfazioni, tra scudetti, coppe europee e 3 Palloni d’Oro consecutivi. Decisivo nella tragica finale dell’Heysel, decisivo nella Intercontinentale qualche mese, decisivo spesso e volentieri. Anche con la Francia, che prende per mano e guida a suon di gol alla conquista dell’Europeo dell’84 a mitigare le delusioni per i Mondiali ‘82 e ‘86 dove sfiora l’accesso alla finale.

Alessandro Altobelli, 28 novembre 1955

Il fisico longilineo da cui nasce il soprannome di Spillo non gli ha impedito di essere letale nei colpi di testa. Ma non solo: velocità, senso della posizione, destro e sinistro usati alla stessa maniera. Insomma un attaccante completo, un incubo per i difensori. Secondo miglior marcatore della storia dell’Inter, con i nerazzurri ha giocato 11 stagioni conquistando uno scudetto e due Coppe Italia. Meno fortunata l’esperienza con la Juventus verso fine carriera, aperta con il Latina e chiusa con il Brescia. È stato anche colonna azzurra negli anni ‘80, sia nel Mundial ‘82 segnando in finale il gol del definitivo 3-1 sia a Messico ‘86 quando è stato uno dei pochissimi a salvarsi.

Karl-Heinz Rummenigge, 25 settembre 1955

Nato trequartista e spostato centravanti sul finire degli anni ‘70, è stato uno dei migliori giocatori di sempre della storia del Bayern Monaco grazie alla sua prolificità, al suo fisico potente e alla sua abilità con entrambi i piedi. Con i bavaresi ha vinto due Coppe dei Campioni e due Bundesliga prima di trasferirsi all’Inter dove rende meno delle aspettative, complici anche alcuni infortuni. Con la Germania è Campione d’Europa nell’80 e vice Campione del Mondo nell’82 - con Bergomi che lo annulla in finale - e nell’86.

Jorge Valdano, 4 ottobre 1955

Testa sopraffina, tanto da diventare dopo la carriera apprezzatissimo scrittore, ma anche grande conoscitore del gioco con fiuto del gol. Carriera strana la sua, perché nonostante le qualità dopo gli inizi con il Newell's Old Boys si trasferisce ventenne all’Alaves, in seconda divisione spagnola, per poi andare al Saragozza. Solo nell’84 arriva la chiamata in un grande club, il Real Madrid, dove vince 2 Liga e 2 Coppe Uefa da protagonista. Nell’estate dell’86 è uno dei più validi scudieri di Maradona nella conquista del Mondiale da parte dell’Argentina.

Per chi crede che il calcio, come il buon vino, magari migliorerà invecchiando, ma che quelle passate siano sempre ottime annate. Per chi è vintage inside (e anche un pizzico nerd outside). Per chi al calcetto del giovedì "sai, io sono nato nel 1982, anno di Kakà Gilardino e Adriano, anno da bomber". Per i nostalgici compulsivi e per chi si è sempre chiesto, "Ok, De Gregori, La leva calcistica della classe '68...ma tutte le altre?". Ma anche per i più giovani con la cresta, i talent scout da videogiochi sempre aggiornatissimi. #LaClassenonèAcqua, è la rubrica targata Fantagazzetta che ripercorre più di mezzo secolo di storia del calcio, proponendovi le Top 11 per anno di nascita, dal 1940 al 2000.