Roma. Idi di marzo, anno 44 A.C. Giulio Cesare, sovrano indiscusso della Città di Roma, militare, console, dittatore, pontefice massimo, oratore e scrittore, all’apice del suo successo ha in programma una seduta in Senato ma, secondo la tradizione, lo stesso Cesare era stato testimone di un incredibile numero di presagi sfavorevoli. Alla vigilia della seduta, Calpurnia, la moglie di Cesare, donna del tutto priva di superstizioni religiose, fu sconvolta da sogni in cui la casa le crollava addosso, e lei stessa teneva tra le braccia il marito ucciso. La donna pregò dunque Cesare di restare in casa. Cesare tentennò parecchio indeciso tra il cedere alla superstizione e l’onorare il suo dovere. Era talmente combattuto che ad un certo punto convocò degli indovini che tramite dei sacrifici agli dei diedero al sovrano il responso “Quel giorno meglio restare a casa”. L’imperatore a quel punto mandò suo figlio Marco Antonio ad annullare la seduta ma l’esito non fu favorevole. Tutti i senatori con a capo Decimo Bruto lo esortarono a presentarsi in Senato poiché loro erano già da tempo arrivati e lo stavano aspettando. Cesare credette all’amico fedelissimo con il quale aveva diviso tanti campi di battaglia e suo malgrado si recò presso il Senato inconsapevole del piano ordito alle sue spalle. Era in atto una vera e propria congiura alle sue spalle poiché alcuni senatori avevano portato in Senato delle casse con delle armi, facendo finta che fossero documenti. Di quella congiura faceva parte persona a lui molto cara, una persona che il sovrano aveva coccolato, accudito e cresciuto come un figlio pur non essendo lo stesso un suo figlio naturale Marco Giuno Bruto. Durante la seduta in senato Cesare morì sotto i colpi di ventitré pugnalate, avvolgendosi compostamente la tunica addosso ed esclamò con l’ultimo fiato rimasto in gola “Tu quoque, Brute, fili mi! ("Anche tu Bruto, figlio mio!"). Al dolore fisico della morte si aggiungeva quello morale dovuto al tradimento di una persona che aveva portato nel cuore che ormai grondava sangue!

Molfetta, Novembre 2019. Mimmo la Mastra che per anni è stato sovrano indiscusso del fantacalcio a cui ha iniziato a giocare decenni prima collezionando diverse vittorie e podi ha in programma una normale giornata di fantacalcio. Prima di questa giornata diversi sono stati i presagi sfavorevoli, Cristiano Ronaldo a cui è stato destinato quasi metà del budget che decide di fare turn over, svariati gol annullati a Gervinho, due rigori sbagliati nella stessa giornata da Simeone e Chiesa tanto che attualmente la squadra è relegata ad un misero terzultimo posto. In settimana ha tentato di dare uno scossone a questo insignificante campionato ed analizzando e rianalizzando le sue statistiche è arrivato alla conclusione che una delle sue pedine in attacco va sacrificata per rafforzare un po' la squadra ergo sul gruppo whatsapp del fantacalcio esordisce con la frase “Gervinho sul mercato”.

Le offerte non fioccano ma l’ivoriano attaccante titolare ingolosisce chi in questo momento è un po' scarso in attacco. Leonardo Troisi in particolare vista la presenza di Boga nella squadra di Mimmo propone lo scambio Caputo-Gervinho. Mimmo in quel momento ha un sussulto al cuore… Ciccio Caputo, il calciatore che l’anno scorso gli ha regalato tante gioie con la maglia dell’Empoli, colui che lo aveva sostenuto con i sui gol quando Higuain su cui era stato speso mezzo budget abbandonò l’Italia per andare al Chelsea, un ragazzo di Altamura, un pugliese preso l’anno scorso per pochi fantamiliardi, un vero e proprio figlio. L’istinto dice sì, anche perché la gestione di Gervinho è risultata molto complessa visto che quando viene schierato titolare segna ma gli annullano i gol con il var, e quando viene lasciato in panchina segna.

Vengono consultati diversi esperti amici e non ma tutti sono concordi, Gervinho va tenuto anche perché Caputo quest’anno non sembra decollare nel Sassuolo. Mimmo si fida degli esperti pur sapendo che ironia della sorte domenica giocherà proprio contro Leonardo il quale schiera Caputo titolare. Poco prima dell’inizio della giornata in un normale Venerdì di campionato Mimmo muore sotto i colpi di due gol di Caputo a cui fantacalcio attribuisce anche un meritato 8, avvolgendosi compostamente la camicia esclama con l’ultimo fiato rimasto in gola “Tu quoque Ciccio, fili mi! (Anche tu Ciccio, figlio mio!”).

Al dolore fisico della morte si aggiungeva quello morale dovuto al tradimento di una persona che aveva portato nel cuore che ormai grondava sangue!!!!


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