Basterebbe seguire meglio i Mondiali per capire quanto grande e ricco possa essere il mercato oltre i campioni celebrati. Il mondo del calcio non può fermarsi a quelli che hanno sempre i riflettori puntati addosso e vive di dettagli da cogliere con attenzione per aprire trattative altrimenti impossibili, senza schiacciare il naso sulla vetrina planetaria del football. Sappiamo tutto della Germania campione del Mondo in Brasile, conosciamo vita, miracoli e palloni d’oro di Messi e Ronaldo, però non siamo a conoscenza dei loro carnefici, di chi li ha rispediti a casa o che ha messo a repentaglio il loro prosieguo a Russia 2018.

Jo Hyeon-Woo, Hannes Þór Halldórsson, Alireza Safar Beiranvand: se vi serve un portiere affidabile, andate in Corea oppure in Iran e in Islanda. Affari a basso costo, ad altissimo rendimento e non li vedrete mai tremare, abituati come sono a conflitti bellici, guerre fredde ed un clima sempre prossimo allo zero. Jo Hyeon-Woo nato a Seul il 25 settembre 1991, ad esempio, ha consegnato anche alla Germania la propria Corea al Mondiale. Lo ha fatto parando tutto, anche quando il 2-0 per la sua nazionale non era più in discussione, a mo’ di umiliazione da vivere fino in fondo per Kross & C. Jo (è il suo cognome) tutti quei campioni li aveva visti (forse) in tv. Un lusso per chi gioca nel Daegu Football Club, società calcistica sudcoreana con sede a Taegu. 

Storicamente il Daegu ha sempre militato nelle posizioni inferiori del K League Classic e la loro migliore stagione c’è stata nel 2006, con il settimo posto su 14 squadre. Alla fine della stagione 2013 il Daegu è retrocesso in K League Challenge, per poi tornare su nel 2016. Non ha mostrato meno coraggio, al cospetto di Cristiano Ronaldo, il 25enne Alireza Safar Beiranvand, nato a Khorramabad, che si diverte a fare il portiere del Persepolis e della Nazionale iraniana, nella quale ha esordito nel 2015. Come potrebbe spaventarsi nel vedere Ronaldo sul dischetto, pronto a fare un’altra vittima sui calcio di rigore? E glielo para, trattenendo il respiro nei polmoni e quel nobile pallone tra unghie e dita. Un metro e novanta di altezza, quello sguardo che viene da molto lontano, Alireza se l'è sudata la notorietà che spunta dalle montagne del Lorestan, in Iran, dove faceva il pastore nomade insieme alla famiglia. Ma quando a 12 anni si stabilì a Sarabias, cominciò ad allenarsi nella squadra di quel piccolo paese. “Mio padre mi strappò i vestiti e i guantoni per non farmi giocare, ma io ho continuato a farlo, parando a mani nude”.

Il carattere di Alireza si forgia in quel momento e diventa storia quando scappò dalle montagne per inseguire il suo sogno. Fece i lavori più umilianti a Teheran, fino a quando la fortuna decise di fargli incrociare l'allenatore di una squadra locale, Hossein Feiz. Beiranvand non aveva un soldo, viveva e dormiva in strada con i tanti senzatetto, poi una notte decise di andare a dormire davanti alla porta del club in cui si allenava. La mattina si sveglio con tante monetine intorno e addosso, gliele avevano lanciate le persone che presero per un mendicante. Ne ebbe bisogno solo per fare una ricca colazione, poi il resto è storia, è attualità che potrebbe diventare futuro luminoso se in Europa qualcuno avrà bisogno di un buon portiere. 

Quale ha dimostrato di essere anche Hannes Þór Halldórsson, islandese di Reykjavík nato nel 1984. Calciatore quasi per caso, perché per vocazione era un regista. Non di quelli che dettano il ritmo della partita, era uno di quelli che girano i film. Halldorsson faceva il regista per la Saga Film, e il presidente di questa casa cinematografica gli ha promesso che, quando smetterà col calcio, potrà tornare al suo vecchio lavoro. Succederà domani o chissà quando, se ci sarà chi lo apprezzerà anche perché ha parato un rigore a Messi, dopo aver vissuto giornate gelide nel clima e per l’assenza del grande pubblico sugli spalti. Il Leiknir, l’Afturelding e lo Stjarnan non fanno granché al botteghino, qualche presenza in più ci sarà stata al Brann, in Norvegia, fino al top della sua carriera con gli olandesi del Nec. L'11 marzo 2016 fece ritorno in Norvegia, per giocare nel Bodø/Glimt. 

Per quelli che hanno poca memoria, è la formazione norvegese sconosciuta ai più, che il Napoli nel settembre del 1976 eliminò al turno di Coppa delle Coppe (0-2 al Aspmyra Stadion e 1-0 al San Paolo) in cui gli azzurri arrivarono ad un passo dalla finale, eliminati in maniera poco chiara dall’Anderlecht. Per maggiori informazioni su Halldorsson, rivolgersi al Randers Fc, terza in classifica del campionato norvegese e con un portiere islandese che, fino a ieri l’altro, nessuno sapeva chi fosse.

Raffaele Auriemma - @RafAuriemma - Gonfialarete.com