E' sempre stato un'icona del calcio, Jose Mourinho. Ha oggettivamente rivoluzionato il modo di fare comunicazione, le sue conferenze stampe e le sue interviste post-partita hanno dato una svolta a quella che era la figura dell'allenatore sino a quel momento: forse meno contenuti tattici e tecnici, ma sicuramente una visione più sanguigna della partita, più improntata al lato psicologico, una voglia di lavorare apertamente sulla psiche dei suoi calciatori per non abbassare la tensione in nessun momento.

Mourinho questo concetto lo ha esasperato a tal punto che anche all'interno della partita stessa ha modificato la comunicazione dell'allenatore: non solo nei confronti dei propri uomini, ma anche verso il contorno, il pubblico rendendolo partecipe a pieno di quanto accadesse sul rettangolo di gioco o, anche, per spostare l'attenzione da qualcosa di non prettamente positivo messo in mostra dai suoi uomini su di sé e non per mero egocentrismo, quanto per togliere di dosso - almeno nell'immediato - un'eccessiva pressione in momenti non proprio positivi.

Qui di seguito proveremo a ricordare 9 momenti in cui l'allenatore di Setubal si è reso protagonista di scene che inevitabilmente hanno acceso il riflettore su di lui in maniera evidente.

1) GLI JUVENTINI NON MI AMANO - "Il momento più duro per loro è stato il nostro triplete". Non solo provocazioni: Josè, che di ribaltamenti di fronte è stato uno specialista, non si è tirato indietro rispetto ai cori dei tifosi della Juventus presenti ad Old Trafford e ha esibito, sulla propria mano, il tre. simbolo di quel Triplete che la Jue insegue e ancora non ha raggiunto. 

2) ZERO TITULI - La prima non può che essere quella relativa alla famosissima conferenza stampa in cui inizia il proprio rapporto burrascoso con la stampa italiana, quella del celebre "Zeru Tituli": è la fine del suo primo anno, siamo già nel mese di marzo e l'Inter di lì a poco avrebbe concluso la sua stagione con risultati simili a quelli delle stagioni precedenti e già qualche mugugno verso i nerazzurri si spende. Mourinho - come vedremo più avanti - non aveva instaurato un buon rapporto con molti dei giornalisti accreditati ad Appiano e qui si raggiunge il massimo con un "claim" che viene utilizzato ancora oggi che all'epoca voleva non solo porre l'attenzione sui media, ma mettere pressione alle avversarie ritenute non all'altezza della sua squadra.

3 E 4) DIFESA E ATTACCO - Due esempi di rapporto con la stampa che serve a spiegare al meglio quanto Mourinho abbia provato in ogni circostanza a non sminuire pubblicamente le prestazioni dei suoi giocatori, uno per anno. Il primo è precedente alla gara contro il Werder Brema del 2008: dopo il derby perso 1-0 Mourinho inizia a sentire critiche sulla sua squadra e suoi uomini e quindi per evitare di doverli giustificare facendo perdere loro di credibilità agli occhi dell'opinione pubblica, attacca. Il malcapitato giornalista non viene preso di mira perché antipatico, ma perché usato come valvola di sfogo da parte di Mourinho per dare il messaggio che qualsiasi formazione lui avrebbe schierato i suoi uomini sarebbero stati in grado di interpretarla per le loro ottime qualità, anche se l'undici l'avrebbe disegnato un "giornalista frustrato che voleva in realtà fare l'allenatore". Il secondo invece si colloca dopo la prima delle quattro gare contro il Barcellona: un noiosissimo 0-0 in cui la squadra di Guardiola viene arginata egregiamente, ma che non lascia buone impressioni dell'Inter in fase offensiva. E Mou che fa? Fa passare il messaggio che una squadra che nemmeno si conosce ancora ha tenuto botta a una squadra che gioca a memoria e avrebbe potuto pure vincerla; ribalta il punto di vista, entra in una - ennesima discussione - con i giornalisti perché analizzano situazioni che potrebbero rovinare l'ambiente e l'inserimento dei nuovi in rosa e dunque si mette nelle condizioni di far apparire l'interlocutore come colui che cerca di distruggere l'Inter per poter lavorare con calma sul campo con i suoi uomini.

5) LE MANETTE - Le manette sono il punto più alto di questa narrativa. L'Inter è nel periodo cardine della propria stagione e sa benissimo che la Roma è determinata a interrompere la striscia consecutiva di Scudetti e qualsiasi passo falso potrebbe costare caro. In quel momento, poi, i giocatori nerazzurri non vivono proprio un periodo di forma eccezionale ed ecco che invece di soffermarsi sui limiti della rosa, sulle assenze e sul rendimento sotto le aspettative di qualcuno, magari critiche e pensieri esistenti all'interno del pubblico interista stesso, Mourinho trova il colpo di genio mediatico che non solo lo porterà nella memoria collettiva, ma riesce a far passare in secondo piano qualsiasi tipo di considerazione tecnico-tattica addossandosi tutte le polemiche di quella gara e mettendo all'interno dell'occhio del ciclone l'intera classe arbitrale che da quel momento in poi a Milano sarà analizzata sempre più attentamente anche dei giocatori stessi. Gli arbitri, i giornali, le differenze di trattamento con gli avversari, un unico nemico comune che hanno riunito tutto l'ambiente e dato a lui il tempo di lavorare sulla mente dei giocatori e sul loro gioco con più calma senza che nessuno si soffermasse approfonditamente su di esso perché era principale parlare delle "manette".

6) L'ESULTANZA AL CAMP NOU - Dopo di che la notte di Barcellona che è dall'inizio, dal riscaldamento, alla fine un trattato di comunicazione mediatica purissimo. Dall'ingresso in campo per il riscaldamento a prendersi insulti dal pubblico per fare da scudo ai suoi giocatori, dal siparietto con Guardiola e Ibrahimovic in cui va a mettere pressione durante un loro conciliabolo tattico, dalle infinite risposte alle provocazioni del pubblico indemoniato del Camp Nou alla corsa finale sotto il settore ospiti con tanto di lite con Valdes: tutti eventi che sono serviti non solo a dare la carica per quei 90 e rotti minuti di lotta, ma a dare quella sensazione che nessuno avrebbe potuto fermare l'Inter in nessun modo, nemmeno il pubblico più caldo d'Europa, nemmeno gli strattoni di Valdes a cui Mourinho non reagisce veementemente, ma se ne libera facendo finta di nulla.

7) PORQUE'? - Purtroppo per lui, però, questa continua ricerca del nemico comune non andrà bene nelle esperienze successive e nemmeno la serie infinita di "Porqué?" dopo l'eliminazione contro il Barça gli sarà utile per trovare motivazioni ulteriori per le stagioni successive: lui le prova tutte per ricreare le dinamiche vissute all'Inter, ma non sono sufficienti per ricreare la magia, ma questo non gli impedirà di lasciare altre impronte nel rapporto mediatico personale con frasi che rimarranno nella storia.

8) CACCIA ALL'UOMO - "Se vado a Londra e domani piove è colpa mia. Se non si raggiungono accordi positivi per la Brexit la colpa è mia. C'è una caccia all'uomo". Semplicemente una delle uscite più geniali della storia recente del calcio, anche se qui non si tratta di comunicazione difensiva nei riguardi della propria squadra, ma l'esatto contrario: vuole mettere tutti i suoi giocatori davanti alle proprie responsabilità, eliminare quell'atteggiamento di bambinesca protezione mediatica per venire fuori come uomini. Un tentativo che nel breve periodo ha anche pagato, ma che comunque è figlio di una situazione complicata in quel di Manchester, una situazione che mai si sarebbe aspettato al suo arrivo e dopo le faraoniche campagne acquisiti di questi anni.

9) DA MADRID A MANCHESTER - Situazione difficile, dicevamo, a cui però Mourinho riesce sempre a trovare una contromossa mediatica: questo pezzo di conferenza stampa in cui si parla di un suo possibile avvicendamento è un'innovazione totale. Il tecnico portoghese qui dà una dimostrazione di conoscenza del mondo mediatico che lo circonda paurosa perché non solo smentisce le dichiarazioni di un giornalista, ma sa esattamente chi è quel giornalista e lo individua all'interno della sala stampa dandogli la possibilità di esporre la propria tesi: "Chiedilo a lui, lo ha scritto lui e probabilmente potrà dirti cosa sta succedendo". Un giornalista spagnolo riconosciuto all'interno di una sala stampa ad anni di distanza dalla sua ultima esperienza madrilena, dimostrazione di come lui tenga costantemente monitorato quello che succede attorno a lui e sappia esattamente come reagire mettendo in difficoltà l'autore di un articolo, nonostante costui possa aver lavorato alacremente alla notizia. 

E ce ne sono tanti di altri esempi comunicativi che hanno portato al personaggio Mourinho, al profondo conoscitore della "cosa mediatica". Ci sarebbe una bibliografia e una sitografia infinita sull'argomento, ma forse è proprio questo che ha portato il tecnico portoghese a essere più personaggio mediatico che allenatore nell'ultimo periodo: le sue uscite sono sempre più memorabili, ma non riescono a portare il risultato sperato per la squadra che allena. Un risultato, però, riesce sempre ad ottenerlo: nonostante non riesca a replicare i livelli del primo decennio degli anni 2000 si parla sempre di lui dimenticandosi, spesso, dei suoi risultati.