C'era una volta Antonio Candreva. Quello che dispensava sassate da fuori bucando le mani ai portieri. Quello che chiudeva i campionati in doppia cifra realizzativa. Quello che al Fantacalcio faceva la differenza, che era un pezzo da novanta all'asta estiva e che se lo avevi in rosa potevi già pregustare un piazzamento in zona premio. Niente di tutto questo è rimasto oggi. Il culmine del downgrade è stato raggiunto nella Serie A appena mandata in archivio: zero gol messi a referto e tanti saluti a chi ha sperato fino alla fine in una gioia.


I numeri, come al solito, lasciano poco spazio all'interpretazione: 36 presenze (34 volte a voto), 33 da titolare (e 24 sostituzioni, per un minutaggio totale di 2562'), 0 gol fatti, 4 ammonizioni. L'unico vanto? Gli assist: 7 su azione, uno da fermo. Tutto sommato, però, si tratta di bonus 'rovinati' dalle tante insufficienze rimediate: addirittura dieci, un dato assolutamente inedito se consideriamo l'ultimo quinquennio della sua carriera. La fanta-media finale è del 6.24 (ancor più bassa, ovviamente, la media-voto: 6.07), piuttosto anonima per un elemento del suo calibro. Non a caso è salito lo spread tra la quotazione a inizio torneo (15) e quella sulla linea dei traguardo (13). Insomma, un autentico flop. 

Lo stupore per un pressoché nullo fanta-rendimento si acuisce se andiamo a spulciare le sue personalissime cifre relative alle più recenti stagioni. Le 32 marcature negli ultimi tre campionati con la maglia della Lazio sembrano ormai lontane anni luce. E' vero, era anche il rigorista (infallibile) dei biancocelesti, ma oltre a questo c'era molto molto di più. E persino alla sua prima esperienza nerazzurra se l'era cavata abbastanza bene, con 6 gol in 38 presenze su 38 e la sensazione che potesse essere davvero un punto cardine dell'Inter presente e futura. Pensate che Candreva non chiudeva a secco di reti un torneo di Serie A dal 2008, al termine della sua prima esperienza nella massima categoria. All'epoca lo specialista di Tor de' Cenci, appena 20enne, scese in campo in totale solo tre volte con la solida Udinese di Handanovic, Isla, Asamoah, Pepe, Di Natale e Quagliarella, allenata da Pasquale Marino che chiuse al settimo posto.

Ma quali sono le motivazioni di un così evidente calo? I fattori sono molteplici: la spasmodica ricerca del tiro 'della domenica' pur di sbloccarsi, l'eccessivo altruismo quando invece avrebbe dovuto concludere in porta, la concorrenza di Cancelo sulla corsia destra, il graduale inserimento di Rafinha nello scacchiere di Spalletti, col brasiliano che grazie alla sua tecnica e lucidità ha in un certo senso 'costretto' a rimodellare l'assetto tattico. E nemmeno la decisiva intuizione del tecnico di Certaldo, dal girone di ritorno in poi, di far giocare gli esterni molto più dentro al campo in appoggio a Icardi è servita a molto. Ne ha beneficiato sicuramente Perisic, non Candreva. Che ora, nonostante un investimento da circa 25 milioni di euro risalente a meno di due anni fa, in casa Inter è tutt'altro che un intoccabile. Dall'estate del 2018, anche al Fantacalcio.